Se guadagni più di 28 mila euro meno tasse dal 2025

Il Governo è al lavoro su alcune novità fiscali, da inserire in manovra, con cui diminuire la pressione fiscale su una ben precisa fascia della popolazione. Ecco cosa potrebbe cambiare per gli scaglioni Irpef Come è noto, in questi anni il ceto medio ha risentito notevolmente del carovita e del problema della diminuzione del potere d’acquisto. Per questo l’attuale esecutivo, in vista del 2025, avrebbe scelto di alleggerire la pressione fiscale legata all’Irpef, per coloro che guadagnano più di 28mila euro l’anno. L’iniziativa è sostenuta da tempo dal ministro e dal viceministro dell’Economia, ma la sua attuazione è – e sarà – legata dall’andamento delle entrate fiscali. L’intenzione è quella di agevolare i cittadini con un intervento ad ampio respiro, a beneficio – in questo specifico caso – non delle classi meno abbienti, ma di coloro che hanno minori difficoltà a far quadrare il bilancio familiare mensile. Oltre alle ragioni di equità fiscale, ciò stimolerebbe nuovi consumi e favorirebbe il commercio e gli investimenti nel loro complesso. Nei mesi scorsi il Ministero dell’Economia aveva pubblicamente annunciato che il taglio dell’Irpef sarebbe intervenuto anche a favore del ceto medio, per proseguire ambiziosamente la riforma fiscale. Anzi, questa possibile novità – da inserire nella prossima legge di Bilancio – si collocherebbe su un solco già tracciato, e che lo scorso anno ha visto il passaggio da quattro aliquote e scaglioni Irpef a tre, unificando il primo e secondo scaglione di reddito per andare a proteggere le fasce più deboli della popolazione. Ribadendo quanto sopra, l’intervento 2025 andrebbe a diretto sostegno delle classi immediatamente superiori, ossia quelle riconducibili all’attuale secondo scaglione Irpef, quello della fascia di redditi compresi tra 28 e 50mila euro annui. Se le intenzioni del Governo si concretizzeranno in una disposizione ad hoc in manovra, il prossimo anno l’Irpef, riferita all’appena menzionato secondo scaglione di reddito, verrebbe tagliata di due punti percentuali, scendendo dall’attuale 35% al 33%, se guadagni più di 28mila euro l’anno si applica un’aliquota pari al 23%. Non solo. Il secondo scaglione di reddito potrebbe a sua volta essere ampliato verso l’alto, inglobando anche coloro che hanno redditi annui fino ai 60mila euro. Con tale scenario la più onerosa tassazione Irpef – pari al 43% – riguarderebbe soltanto una più esigua fetta della popolazione. Invece, l’ipotesi di intervenire anche sull’aliquota al 43% – rivolta a chi ha redditi sopra i 50mila euro- per limitare la tassazione dell’ultimo scaglione, appare assai improbabile. Essa infatti costituirebbe un notevole dispendio di risorse pubbliche. Se queste sono le intenzioni, permane il problema delle coperture. Il Governo sarà presto chiamato a decidere cosa tagliare e cosa mantenere inalterato e considerando che – come si suol dire – la coperta è corta, con tutta probabilità non ci sarà modo di intervenire sia sull’aliquota (diminuendola), sia sul secondo scaglione Irpef (ampliandolo). Senza dimenticare che le risorse serviranno anche e soprattutto per confermare il taglio del cuneo fiscale sul lavoro e l’Irpef a tre aliquote, rendendola strutturale (come richiesto dalla Commissione UE).

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